Organizzazione aziendale
03.11.2022

Quattro generazioni, un punto d'incontro

Il lavoro?

Un diritto, un dovere, un luogo, un valore.

Dietro questa semplice parola si nascondono molteplici significati in costante evoluzione e trasformazione nel corso del tempo.

Oggi gli HRBP si trovano a gestire una complessa situazione, con l’incontro di ben 4 generazioni di lavoratori profondamente diversi tra di loro.

Lo scenario?

  • I giovani talenti si dimettono per cercare altrove la loro realizzazione, obiettivo che trascende il mero impegno lavorativo. Impossibile trattenerli solo con incentivi e bonus.
  • Assumere nuove leve è sempre più difficile perché non basta più il ruolo attrattivo del Brand. I giovani cercano altro oltre il percorso di carriera e vorrebbero contrattualizzare anche le politiche di well-being
  • Riqualificare e rimotivare il personale è sempre più complesso, in particolare in un’epoca post pandemica dove le persone si sono ritrovate a dover gestire una vita familiare e lavorativa assieme.
  • La generazione più anziana – i Baby boomers – ha un’aspettativa legittima di poter ancora essere utile e “passare di mano” la propria esperienza. Vorrebbero essere supportati dai giovani per integrare le loro competenze e quelle digitali.

Questo complesso scenario è pienamente confermato dalla ricerca sui valori, condotta da Eumetra International, che ha intervistato 10.000 persone tra Italia, Francia, Germania, Inghilterra e Spagna. Lo scopo era comprendere come le 4 generazioni si differenziassero per valori, atteggiamenti ed elementi su cui basare le proprie scelte.

Valori guida: un confronto tra le generazioni

Generazione Z

I giovani di questa generazione sono estremamente concentrati su se stessi e non sembrano avere bisogno di ricevere conferme dal mondo esterno. Muoversi in contesti che gli trasmettono scarsa sicurezza non è un problema. Molti sognano un mondo nuovo, ma ritengono anche di poterlo costruire. Conoscono estremamente bene le tecnologie e le utilizzano quotidianamente. Avendo a disposizione immediatamente qualsiasi informazione pensano di meritare molto più di quel che hanno in questo momento.

Hanno fiducia in sé stessi e sono pronti a investire. Si aspettano che “gli altri” - che siano aziende, colleghi, follower – siano pronti a dare una mano per raggiungere i loro obiettivi. Chiedono alle organizzazione di avere delle sfide con cui misurarsi.

Millennials

È una generazione a metà: un po’ disorientati tra valori tradizionali e moderni, gli appartenenti sono estremamente pragmatici. Vogliono raggiungere il loro obiettivo e tendono a concentrarsi maggiormente sul fare che sulla cultura fine a se stessa. Sono il ponte tra la generazione X e quella Z.

Generazione X

In assoluto la generazione che tiene maggiormente al well-being. Sono interessati a ritrovare la connessione con il mondo e hanno un cuore che batte per ridare il giusto spazio al valore della natura. L’impatto ambientale è in cima ai loro pensieri.

Baby Boomers

Molto attenti alla salute, ma anche interessati alla cultura e alla conoscenza. Si muovono a volte a disagio con le nuove tecnologie, ma sono pronti a integrarsi per poter continuare a dire la loro.

Differenze importanti, che rimarcano un diverso atteggiamento di relazione con il lavoro e l’azienda e una diversa prospettiva di pianificazione di vita.

Le 4 generazioni guardano ai processi di performance management, formazione, sviluppo di carriera, welfare, compensation in modi profondamenti diversi e si aspettano proposte e soluzioni diversificate.

La sfida per gli HR è ripensare profondamente l’employee experience, mettendo al centro la persona di ogni fascia generazionale. Una sfida che se viene persa compromette il futuro stesso dell’azienda, incapace di trattenere e migliorare il proprio personale (con le ovvie e inevitabili conseguenze sulla capacità di rimanere sul mercato).

Linguaggio primario ed elemento ludico dell’Arte

DIDASCALIA FOTO 2022 DI UNA RAGAZZ IN PISCINA

Di questo era già consapevole Kandinskij: “…si rese conto che gli oggetti - “i segni” – servono soltanto ad ostacolare questa comunione diretta con il colore, impedendo l’accesso ad uno strato più profondo di realtà nascosto sotto forma fisica delle cose” [1].

L’entrare nel colore ed esprimersi attraverso di esso senza potersi avvalere di elementi figurativi all’inizio non è semplice. Solo in un secondo momento ci si rende conto di quanto l’elemento figurativo imbrigli il nostro pensare, sentire ed agire in schemi che dobbiamo invece rompere per poter fare quel cambiamento che desideriamo realizzare.

Quando, con l’uso di metodologie consolidate, ci affidiamo al gesto ed al colore, abbiamo la possibilità di far fluire e di far emergere quello che è già in noi potenzialmente, e che ciascuno può dire in modo unico con il proprio cammino di vita individuale, con la propria biografia.

La scoperta di talenti nascosti rappresenta un vivaio prezioso di risorse sia per la persona che per le organizzazioni, a cui attingere in momenti ad alta complessità ed incertezza come quelli che stiamo vivendo.

Questi percorsi volti alla scoperta e alla valorizzazione di capacità inespresse o latenti rappresentano non solo un vantaggio competitivo per la crescita delle aziende, ma anche un elemento importante di cui tenere conto nell’employeeexperience che si va a disegnare per uno sviluppo professionale dei collaboratori che sia in linea con le aspettative, le motivazioni ed i desiderata delle persone oltre che con gli obiettivi organizzativi.

Facendo riferimento alla storia dell’Arte, per Kandinskij i colori agiscono come linguaggio universale dell’anima.

Articolo scritto da:

Fotografia di Alessandra Rossicarelli

Alessandra Rossicarelli

Co-Founder & CEO

Co-Founder & CEO at WISE~ING

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